sabato 21 luglio 2012

Parma - Genova. 11 anni dopo. La storia siamo noi


Un fumetto di Davide D.M. (Progetto Zeta - Art Lab Occupato)


   "Non tutte le celle hanno muri ed un cancello"
  
Genova 2001
ritorna sempre,
inevitabilmente ritorna.

La straordinaria ondata, culmine della parabola virale del movimento no-global aveva certamente insita la capacità di esprimere naturalmente un potenziale di conflitto costante, di formare sempre nuovi piani aggregativi e partecipativi, di violare, disobbedire, oltrepassare, collidere, sempre coi propri corpi, col proprio desiderio di cambiamento; Genova traduceva la reale possibilità non solo di immaginare, ma esigere e, organizzandosi, di creare un mondo nuovo, di costituire delle nuove condizioni e pratiche d'esistenza.
Genova ha teso i fili del nostro pensiero, li ha accompagnati, ha saputo costruire la strada da percorrere.
Genova ci ha raccontato cosa di buono si poteva fare, ci dice tutt'ora che la battaglia per il futuro
e la vita degna non può essere configurata come un gioco a perdere.
Perché prima o poi si vince.
Perché a Genova si è vinto.

Genova ritorna per la straordinaria capacità anticipatrice di quel movimento
quell'immane epifania di massa, la profezia degli ultimi.
Ha scritto la storia dei nefasti cambiamenti strutturali del decennio a venire, sino all'esplosione debordante della doppia bolla finanziaria, sino alla fine della vana gloria capitalista, serpente che striscia, e pure da morto continua a mordere.
A Genova, per il veleno, avevamo l'antidoto .
A Genova avevamo ragione.

Poi la mente che si divincola, in un'istante scende giù dritta dalla canna di una pistola
ancora fumante, alla testa di un ragazzo, una persona con nome e cognome, Carlo Giuliani.
Al suo passamontagna, che calato sul viso ridava identità e voce ad un'intera generazione
di inascoltati, stanca di numeri e codici da rispettare, di esser parte di un gioco al massacro,
dove il profitto capeggiava comunque sulla vita.
Genova ritorna sempre, perché sotto quel passamontagna tutti avevamo un nome.
Tutti avevamo un sogno che ci è stato tolto.

Poi Genova ritorna sempre,
ritorna per la meschina reticenza dello stato nel recidere e confinare le esistenze, di prolungare nel tempo e nello spazio la sua azione repressiva e persecutoria.
Ritorna per le condanne che distruggono vite messe al sicuro,  richiamate ingiustamente all'orrore del passato, quando finalmente sembrava finito, quando si ricominciava a respirare.
Come da copione si va avanti per sineddoche,  ne vengono puniti una manciata, una parte per identificare il tutto, perché lo stato non ha interessi a fare differenze e non chiede colpevoli,
anche perché i colpevoli non sono dalla nostra parte.

Genova ritorna sempre,
torniamo anche noi,
sempre col passo più veloce