E' un enorme portato di Storia quello che ci è arrivato insieme ai ragazzi del collettivo Fotografico 35 mm di Salonicco nella loro visita italiana ad Art Lab, Parma.
Un confronto costruttivo basato sul dialogo, l'analisi critica e l'osservazione collettiva della realtà circostante, metodologico, quasi a ricordare la dottrina di Socrate il Greco.In un tempo nel quale vengono innalzati sempre più confini e sempre più fortezze vengono corazzate, i volti dei bambini, degli anziani, delle donne e delle mura immortalate nelle foto, sembrano voler ricordare che le frontiere ci hanno sempre e solo insegnato a dividere.Divide et impera, l'antico metodo Romano. Cosi è sempre stato, dalle terre all'uomo e cosi tutt'ora è. Dogane, passaporti, permessi di soggiorno, status di rifugiato, riconoscimento o clandestinità. Difesa ostinata di un'identità frammentata e fatta a pezzi che rimane salda solo sui registri di un'economia militare.Ma se è possibile dire che le relazioni e l'immeticciamento tra popoli allo stesso tempo simili e diversi tra loro non sono qualcosa che si può prevedere attraverso calcoli e teorie, è anche possibile immaginare che i flussi migratori sono la vera rivoluzione che abbatte, lentamente, le mura dei confini più alti.
L'assurdo anacronismo di chi, imperterrito, continua ad incastrare mattoni e cemento sulle coste, promettendo un'Alba Dorata ''libera'' dall'intreccio di tradizioni e culture, è in totale contraddizione con una Storia che ha visto i migliori pensatori teorizzare che il confronto con ciò che altro da sé è un mezzo fondamentale al fine di una conoscenza della realtà più articolata e complessa.
''Panta rei'' disse Eraclito! Tutto scorre e tutto cambia, tutto è in costante mutazione. Non è tempo di barriere e non v'è tempo per crearle. Viviamo in un mondo di somiglianze e differenze nel quale l'alterità è l'ossigeno della convivenza, è creazione costante di un ''NOI'' nel quale diventiamo continuamente qualcosa di nuovo, qualcosa di originale che è più della somma delle sue parti.
Con questi presupposti abbiamo voluto riaprire le porte di Art Lab il 5, 6 e 7 Ottobre, convinti che le parole ''Centro Sociale'' debbano avere un significato reale per la cittadinanza, le strade e il quartiere con i quali viviamo ogni giorno lo sviluppo di questo luogo. Viviamo l'Identità non come un campo recintato del quale sentirci padroni ma come un fiume in continuo divenire che corrode ogni forma di limitazione. Creiamo Laboratori di solidarietà e libera vivibilità che necessitano di spazi. Occupiamo spazi per riaprirli, per farli respirare e per condividere la creazione di un' alternativa critica e costruttiva: Esercito e Polizia in città non sono, per noi, sinonimo di sicurezza ed armonia ma di violenza e repressione. Vedere le strade sgombre la notte non è, per noi, ''ordine'' ma vacuità. I nostri spazi sono il mutamento, la trasformazione in quanto liberi.
''La libertà'', diceva Platone, ''finisce per spezzare ogni gerarchia, incrinare l’ordine naturale di subordinazione dell’inferiore al superiore''. Possiamo essere padroni di noi stessi ogni giorno attraverso l'autorganizzazione collettiva, attraverso l'esperienza che compagni d'oltremare ci portano a toccare con mano, attraverso narrazioni ed immagini, possiamo creare un sapere altro grazie al confronto costante dentro e fuori da noi e così smantelliamo pezzi di confine.
Art Lab Occupato